28 aprile 2017

Gli archetipi della squadra vincente

Interessante analisi estrapolata dal libro "Il pallone non entra mai per caso" di Ferran Soriano, vicepresidente del Barcellona dal 2003 al 2008, che individua 3 modelli di pensiero e di comportamento negli staff dirigenziali facendone un parallelismo con i giocatori in campo.





Il visionario

È la persona all'interno della squadra capace di guardare più lontano, d'intuire il cammino da seguire e di farlo prima degli altri. Tra le caratteristiche del visionario ci sono l'entusiasmo e il coraggio. La sua forza è contagiosa ed emana passione, un sentimento positivo che influenza il gruppo e lo spinge verso il proposito che egli ha sognato.

Nel parallelismo calcistico, la parte del visionario è normalmente interpretata dai giocatori di maggior talento, i più imprevedibili e geniali, capaci di vedere giocate che nessun altro riesce a intuire. Normalmente si tratta di giocatori offensivi, che occupano posizioni avanzate, sia in attacco, sia a centrocampo.




Il dottor No

È la persona all'interno dell'organizzazione che deve spesso porre un freno ai piani del visionario sostenendo che quello che propone non è possibile. Contribuisce con la prudenza, la prospettiva e la fredda analisi. Il dottor No è una figura che rischia di diventare un ostacolo, ed è efficace soltanto se ha il rispetto degli altri componenti della squadra, soprattutto se gode della fiducia del visionario.
Le società calcistiche sono fabbriche di emozioni e come tali sono piene di visionari. Il rischio di prendere decisioni in modo emotivo, specialmente dopo disfatte inattese e inopportune, è molto alto.


Sul terreno di gioco, troveremo i dottor No prevalentemente in posizioni difensive. Sono giocatori che preferiscono non rischiare se non è assolutamente necessario, perché capiscono il rischio di subire un gol. Agiscono con prudenza, cercano di avere il controllo della partita, danno ordini ai compagni affinché non perdano la disciplina tattica chiedendo continuamente di non abbandonare la posizione.


La colonna

È quella che gli inglesi definiscono doer, cioè colui che fa le cose. Quando il visionario e il dottor No hanno discusso a sufficienza dell'idea, la colonna prende la decisione conseguente e la mette in pratica, la carica sulle proprie spalle. Le caratteristiche che la definiscono meglio sono l'energia e la perseveranza: ha spirito di sacrificio e, normalmente, si tratta di un lavoratore instancabile. 
La colonna dà equilibrio al gruppo. Spesso dispensa ragionevolezza. Vede sempre l'incarico affidatogli con spirito positivo, cercando il modo migliore per realizzarlo, per metterlo in pratica.
Le colonne della squadra sono quei giocatori che danno equilibrio al gruppo. Che in ogni momento del gioco capiscono che ritmo si deve imporre, a chi bisogna dare più corda, se ai visionari o ai dottor No. Anche se di solito si vedono a centrocampo, nel compito di direzione della squadra, come una specie di prolungamento dell'allenatore in campo, a volte questo compito ricade su qualche difensore centrale. Di fatto, nel linguaggio giornalistico del calcio non è strano sentire parlare di giocatori che "si caricano la squadra sulle spalle". Lo fanno nei momenti più critici e contagiato con il loro esempio gli altri compagni, spingendosi verso l'obiettivo della vittoria.



Nel momento di fare la formazione, l'allenatore dovrà decidere di che equilibrio ha bisogno per affrontare una qualsiasi partita, in funzione dell'avversario o delle circostanze del campionato. E, durante lo svolgimento, potrà incidere sulla dinamica facendo sostituzioni, introducendo più dosi di visionari, dottor No o colonne per cambiare il risultato o mantenerlo.

Nella mia piccola esperienza professionale, ho notato come questo equilibrio sia fondamentale anche all'interno dello staff tecnico, dove non necessariamente la figura del mister deve essere associata a quella del visionario.

Mister Marco

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