11 gennaio 2017

I 10 segreti di Antonio Conte

Cerchiamo di scoprire quali sono i segreti nascosti dietro i tanti successi di Antonio Conte, spulciando il libro di Alessandro Alciato dal titolo “Metodo Conte”, Vallardi Editore, 2015.



Prima ancora dell’introduzione troviamo, in prima pagina, una frase del buon Conte tratta da un’intervista a Sky Sport del 25 dicembre 2012 che, a mio avviso, potrebbe bastare già di per se ad illuminare noi poveri allenatori dilettanti:

“La parola allenatore deve racchiude tutto. Non puoi essere solamente bravo da un punto di vista tecnico-tattico. Così come non puoi essere solamente bravo da un punto di vista motivazionale. Così come non puoi essere solamente bravo da un punto di vista psicologico,  quando lavori sulle menti dei calciatori. Così come non puoi essere solamente bravo da un punto di vista gestionale,  o nei rapporti con la società, o nei rapporti con i media. Devi essere bravo in tutto. Devi cercare di eccellere in tutto. Per fare questo devi studiare. Da quando faccio l’allenatore,  per me, è un continuo studio.”


1. Studiare quotidianamente un po’ di tutto. Questa è la sintesi. 
Perché il calcio non è solo tecnica e tattica,  ma c’è un’infinità di roba da sapere. Come a scuola,  anche qui ci sono le materie da studiare.  Solo che basta una sola insufficienza e sei bocciato…non puoi allenare!! Non sei in grado! Puoi anche avere tutti 10 in pagella, ma basta un 5 e sei fregato… Conte lo sa,  e per questo studia ogni giorno. 

2. In campo diventa un altro. Fuori è una persona piacevole con la quale scambiare due chiacchiere e bere un caffè al bar,  ma quando indossa la tuta si trasforma. Come Clark Kent. Stessa faccia, abito diverso,  superpoteri attivati, non ce n’è per nessuno. Il lavoro è lavoro. 
In campo sempre professionali. 

3. È imparziale. La legge è uguale per tutti. Se deve dare di matto per il bene del gruppo lo fa,  a prescindere da chi abbia davanti. Nel libro viene citato un aneddoto riguardante Buffon,  preso di mira per motivare la squadra alla vigilia dell’ultima partita di campionato ormai già ampiamente vinto dalla Juventus. Mai fare favoritismi a nessuno. 

4. È meritocratico. Come dimostrò nel ritiro della Nazionale, quando disse che “le porte sono girevoli come quelle di un albergo, si fa molto in fretta a tornare a casa”. Si arriva per merito è per merito si resta. 
Chi si allena bene, la domenica gioca. Semplice. 

5. Se le cose non vanno come vuole lui,  è possibile che saluti e abbandoni lo spettacolo, come quando presentò inaspettatamente le dimissioni in seguito a dissapori interni alla Juventus. Meglio starsene a casa piuttosto che fare ciò che non ci soddisfa. 
Fare tutte le scelte con la propria testa. 

6. Ha un’opinione alta di sé,  è immodesto. “Da calciatore non ero un campione,  da allenatore sono un fuoriclasse”. Lui può permetterselo avendo i numeri che parlano per se, noi invece dobbiamo volare bassi,  ma mai tanto da toccare il fondo. Serve una buona dose di autostima mista ad umiltà. 
Non pensare di essere superiore a tutti ma consapevoli di non essere inferiori a nessuno. 

7. A metà di ogni partita s’incazza. C’è sempre un dettaglio che non gli va a genio, vede in anticipo ciò che può succedere nei successivi quarantacinque minuti. Gli altri allenatori fanno grandi discorsi prima e dopo una gara,  lui durante. “Cercava di spronarci, ” racconta Andrea Pirlo “di sottolineare gli aspetti da migliorare,  non importava che magari stessimo vincendo. Succedeva spesso anche quando stavamo giocando alla grande. Nel bene o nel male, pretendeva stessimo sul pezzo fino alla fine. Si accorgeva sempre si qualcosina in più rispetto a quanto avevamo visto noi dal campo,  e la correggeva”. 
Non mollare mai ma pretendere il massimo fino alla fine. La partita dura 90 minuti. 

8. Motiva l’ambiente. Da allenatore della Juventus,  Conte fissava sulla porta dello spogliatoio con delle puntine gli articoli di giornale che parlavano male o della squadra o del singolo giocatore. La motivazione ti fa correre,  la motivazione ti spinge a dare il massimo. Un giocatore mediocre ben motivato rende più di un campione senza stimoli. 

9. Ritiene che la comunicazione sia importante non solo per veicolare un’idea,  un pensiero,  ma anche per portare avanti un certo tipo di immagine. Inutile insistere sulla sua importanza,  più di un allenatore ne ha fatta un’arma vincente. Anche questo è un settore da studiare ed approfondire con attenzione,  forse anche più di altri. 
Inseguire il successo anche attraverso la comunicazione. 

10. Fa riprendere tutti gli allenamenti e visiona tutte le partite a caccia di particolari. In Nazionale faceva una seduta video ogni giorno (in serie A in media se ne fanno due a settimana). Usa i video soprattutto per non essere contestato dai suoi quando spiega loro che hanno sbagliato. “Il video rappresenta una certezza per l’allenatore,  in quanto vi sono calciatori che fanno fatica ad accettare la critica e quindi davanti all’immagine dell’errore che hanno commesso non possono trovare scuse. La seduta video viene effettuata alla ripresa degli allenamenti dopo il discorso dell’allenatore; serve come chiusura per la partita appena giocata e come apertura a quella successiva, in quanto gli errori effettuati e appena visti verranno riproposti subito in allenamento”. Il video come strumento per responsabilizzare. 

Mister Marco

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